martedì 28 aprile 2009


da "L'uomo che imparò a volare"

di Monica Maggiore


[...] Un giorno, era alle prese con il compagno miele, seduto fuori al terrazzo spoglio, quando d’improvviso si sente chiamare: “Hei, tu!” – Jack fa un balzo all’indietro, con lo sguardo smarrito inizia a sudare, era sicurissimo di avere sentito una voce, ma non c’era nessuno. “Ehi tu! Dico a te! Vacci piano con quel miele, lo sai quanti chilometri di volo dobbiamo fare per produrre un barattolo di miele così? Quanto tre volte il giro della terra” – Non ci poteva credere…la voce che sentiva usciva da una minuscola ape che gironzolava lì intorno. Non sapeva se correre in casa a chiamare aiuto ma fece presto due conti e preferì affrontare la situazione cercando di rimanere calmo per essere certo di non avere un allucinazione sonora. “Ingordo e anche maleducato, ti decidi a rispondere? Ebbene si, noi api possiamo parlare e comunicare con gli umani ma non con tutti, c’è un segno di riconoscimento che solo noi possiamo vedere, e tu ci puoi sentire, sei tra i prescelti. Ma ora rilassati e dimmi, qual è il tuo nome nella lingua degli umani? “ “J..J..J Jack, mi chiamo Jack” rispose balbettando, ancora incredulo. “Oh, Jack, molto piacere io sono Maja. C’eri stato segnalato già da qualche anno, ma non era ancora il momento, il momento è questo. Puoi venire qui a trovarmi quando vuoi, sarà sempre magico per te, ma quando ti sentirai pronto, possiamo iniziare la prima lezione di volo. Ora rientra e non dire niente a nessuno, soprattutto a quei due!” Jack fece come l’ape gli aveva detto, rientrò in camera e d’improvviso si senti pervaso da una sensazione di benessere mai sentita prima, quella stanza gli sembrò grandissima, come se le pareti si fossero allargate, come raddoppiato, triplicato lo spazio. Ma non è tutto, d’improvviso si sentì alleggerito nel corpo e nei vestiti ci stava sempre meno, vide la camicia e i pantaloni cadere per terra e si vide lui….lui…rimpicciolirsi, rimpicciolirsi sempre più e tenersi in volo…ancora non capiva come. Si guardò il corpo sentì uno strano ronzio intorno e vide il corpo colorarsi di giallo e anche di nero. Era diventato un’ape, proprio come quella con cui aveva parlato in terrazzo. Ed ora gironzolava libero dentro e fuori con l’amica Maja. Lei allora gli insegnò a riconoscere la danza delle api che annuncia alle altre del pascolo vicino per il nettare. Così danzando arrivarono insieme nel campo di fiori e iniziarono il lavoro.

L’uomo ape ebbe il privilegio di scoprire e partecipare a quel laborioso e prezioso mondo. Nove mesi più tardi Jack trovò una casa tutta sua nel centro della città. Era aprile e l’aria tiepida assopiva le giornate, quella voglia di miele annunciava visite dalla finestra. Jack era nuovamente pronto per il volo.

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