mercoledì 12 novembre 2008
martedì 11 novembre 2008
ABITI DI GUSTO
nuovo e affascinante
20 novembre ore 18.30 - Torre del Parco - Lecce
di una foglia, sentirsi spiga
dorata e grano, ricoprirsi
all'occorrenza della
corazza del carciofo..."
(Monica Maggiore)
ore 18.30 apertura del
percorso/esperienza
tra abiti e gusto, tatto e suono
con Emmanuelle Bernard, arpa
Maria Mazzotta, voce
Redi Hasa, violoncello
presentazione di "Gusto di Puglia"
bimestrale di promozione del territorio
Ecco come vestirsi di cibo!
Le creazioni artistiche di Rosa Maria Francavilla
di Monica Maggiore
(numero di ottobre 2008 del bimestrale Gusto di Puglia n.6/II)
Fiori, frutta e qualche ortaggio dominavano la scena negli ambienti dell’alta borghesia di qualche decennio fa. Venivano infatti utilizzati come ornamenti degli stravaganti cappelli sfoggiati ad Ascot da signore e signorine, in occasione delle corse dei cavalli più antiche d’Inghilterra. Ma non potevamo nemmeno immaginare che foglie di carciofo, legumi secchi e fette di melanzana, potessero diventare, addirittura, materia prima da utilizzare per confezionare abiti! Nei percorsi dell’arte povera “abiti sculture di vegetali” non li avevamo ancora visti. A catturare il fascino dei frutti della terra è Rosamaria Francavilla che coglie la bellezza che passa invisibile sotto gli occhi ogni volta che andiamo a fare la spesa. I vegetali, immortalati nella loro bellezza più intima, diventano “abiti”.
Vestirsi della leggerezza di una foglia, sentirsi spiga dorata e grano, ricoprirsi all’occorrenza della corazza del carciofo.
Come un’armatura di antichi cavalieri, un delicato tappeto d’autunno e distese di oro nelle campagne, la natura ci dona i suoi abiti in ogni stagione.
Ci regala colori, sapori e arte in perfette forme, frutti preziosi che nutrono spirito e corpo. E quando del sapore e del cibo ne sappiamo fare arte, gli ortaggi si trasformano in splendidi piatti, occasioni di incontri, condivisione, nutrimento. Quando del sapore e del cibo ne esaltiamo le forme, allora gli ortaggi possono anche diventare abiti particolarissimi. Fagioli, piselli, ceci e lenticchie secche usati come dei “Svarovski”, creano uno splendido corpetto da indossare! E non ci vuole solo fantasia, ma gusto e arte; ? lo stesso che richiede la cucina per preparare un bel piatto di risotto con i funghi. Arte e cibo è un dialogo antico che ha ispirato dalle origini del mondo ad oggi i più grandi artisti e pittori. L’esperienza quotidiana del bere e mangiare, può essere vissuta come autentica esperienza estetica che coinvolge i sensi: è proprio questo l’atto creativo.
Gli abiti di Rosamaria riflettono proprio il ritmo del gesto quotidiano che compie quando crea pietanze gustose e saporite per ricevere gli amici. Di solito predilige le trasparenze su cui raccontare le storie, ma nello specifico di queste sue creazioni di altissima moda, varia nei colori e soprattutto nelle forme. La sua ricerca artistica scava nell’interno delle foglie del fico d’India scoprendo richiami di antiche tradizioni: un ecru filet, infatti, come il filo lavorato da anziane signore pare proprio che in natura sia sempre esistito. Ora, questi intrecci già lavorati da Madre Natura e messi alla luce dal desiderio di ricerca, attendono nuove forme per lasciare un altro segno per ulteriori scoperte.
Ma come nascono questi pregiati vestiti che raccontano stagioni, colori, territorio e fantasia? Prima di tutto nascono dal gusto di cucinare e riunire gli amici per la condivisione del cibo nostro radicato nel tempo, che fa tradizione. Condivisione, amore e passione per la terra del Salento sono gli ingredienti base per i suoi abiti. Nascono dalla forza della semplicità, il calore proveniente dalla terra salentina colma d’amore ed entusiasmi, elementi con cui Rosa Maria inizia l’avventura tra cibo e arte; la sensazione nel vederli, è quella di assaporarne il gusto attraverso la forma, ma anche quella di respirare le distese di grano delle campagne e un profumo di donna molto particolare. Proprio con il grano l’artista realizza uno degli abiti più belli, come l’abito di una giovane sposa, che rappresenta la prima fase della femminilità, quella della nascita. La maturità è rappresentata dalle melanzane e dalle zucchine, deliziosi corpetti in cui si scoprono perfino insospettabili richiami ai rosoni delle chiese barocche. Tra eleganti veli neri, il melograno esalta l’abito della terza fase, quella della fertilità e della ricchezza, per il notevole numero di grani contenuti all’interno di questo frutto.
Percorsi e progetti creativi, nel Salento e in Italia nel 2007 hanno già accolto queste “creazioni moda” di ortaggi e cibi variopinti. Vale la pena conoscere Rosa Maria che vi parlerà dei suoi progetti, dell’amore per la terra del Salento e i frutti che essa ci offre. Ma potrebbe anche bastare conoscerla per la pazienza con cui cuce foglia per foglia i suoi abiti, per la cura con cui incolla chicco dopo chicco uno splendido corpetto di cereali. Virtù e doti che fanno del cibo nutrimento per il corpo e che attraverso l’arte diviene nutrimento dello spirito.
venerdì 31 ottobre 2008
Mi presento: LCVK

Conosco Christopher da circa un anno, è già capitato, in occasione di una sua personale nel 2007 alla Galleria Il Grifone di Lecce, di aver fatto un lavoro a distanza per lui, senza però averlo ancora visto mai di persona. Dovevo scrivere una recensione per il catalogo e nello stesso tempo, avendo coinvolto più persone per questo, dovevamo coordinarci per i tempi di stampa e l’inaugurazione che diventava sempre più vicina … da Lecce a Milano, da Milano a Lecce … la distanza si era improvvisamente accorciata, in quanto tutti sentivamo lo stesso entusiasmo che ci univa per realizzare quel lavoro di gruppo. Nessuno lo conosceva di persona, ma con le immagini dei quadri che avevamo per lavorare, lui si era già presentato. La sua forza di comunicazione attraversa la tela e cattura lo sguardo anche del più distratto visitatore, invita all’ascolto di un’interiorità fatta di passione, amore, musica, gioia, dolore, sguardi e oltre. Linguaggio poliedrico, nella pittura e nella vita, Christopher è artista di poche parole ma di molti linguaggi, dice “buongiorno” in italiano, ringrazia in francese, manda baci in spagnolo e dipinge col calore dell’Africa.
Ecco Christopher!
D: Quanta musica c’è nella tua pittura e quanta pittura nella tua musica?
Nella mia musica c’è molta pittura, infatti io dico sempre che suono come dipingo. Se tu ascolti una mia canzone è come se vedessi un mio quadro perché comunque le note hanno lo stesso calore delle pennellate.
E la poesia?
Non ho mai cercato di scrivere poesie, le cose che scrivo si avvicinano a questo mondo solamente perchè io sono un tipo di poche parole!
Mentre dipingi che tipo di musica ascolti ?
Ascolto un po’ di tutto. C’è stato un periodo che ascoltavo musica classica, altri jazz. Dipende dal quadro o dalla situazione emotiva, se ho bisogno di carica ascolto qualcosa di aggressivo. Invece se già sono in armonia e già vado come un treno non ho bisogno di motivazioni esterne che mi stimolino quindi va benissimo anche la musica più soft che il treno va solo.
E’ proprio quello che arriva allo spettatore, ho ascoltato dei brani dal vivo che hai suonato con la chitarra durante la tua tappa a Lecce, alla Galleria Il Grifone, con la personale “Love Aroud Passion” che, come ben sai, ha avuto un successo strepitoso!
Si avverte soprattutto uno stile intimo ed emozionale nei tuoi lavori. Ma raccontaci come nasce l’amore per la pittura?
Ho iniziato a dipingere per gioco, scommettendo con mia sorella quale fosse il quadro più bello, ma penso che sia iniziato in quanto è un modo per raccontarsi, visto che io non sono uno che parla tanto e prima ero molto più introverso di ora e nella pittura potevo raccontarmi senza poter usare le parole.
Hai spesso tre modi per raccontarti con la pittura. Lo fai con i volti e le city ( cioè gli oli) e le texture. Quale senti più vicino a te?
Quello degli oli è il modo più naturale per me di raccontare, come se stessi parlando, la mia più naturale espressione; mentre le texture è quasi come un progetto, una ricerca, si parte da un’idea e la si sviluppa, utilizzando l’esperienza dei colori ad olio e aggiungendo altro materiale. Quindi si può dire che una è una ricerca e l’altra libertà.
Com’è raccontare gli altri nelle city?
Io parlo sempre delle persone anche nei volti e nelle texture. Nelle city i protagonisti sono la gente che passa, chi vive la città, non è la città di per sé. Di conseguenza torno sempre a puntare il centro dell’attenzione all’individuo e alla sua identità che nelle città si perdono, però l’osservatore si sofferma cercando di capire chi è quel personaggio che si muove all’interno di quella città. Le persone nelle città sono anonime ma questo comporta un immedesimarsi di più nello scenario per potersi ritrovare.
E’ più fluida, con più luce e colore l’ultima produzione. C’è stato un cambiamento nei toni e nel fatto che l’opera va sempre più verso l’informale. Cos’è che affascina nelle city?
La mia pittura nelle città, mi permette di diventare, in un certo senso sempre più informale, dare più importanza alla gestualità che al segno, questo fa si che gli stessi quadri si avvicinano quasi ad un astratto invece che ad una città, pur essendo evidente che è una città. Acquistano il fascino di un quadro astratto. Questo si può vedere da alcuni personaggi che diventano sempre più stilizzati.
Non solo emozionale la tua pittura, ma come fai a volte a trasmettere anche le sensazioni e le atmosfere climatiche e ambientali?
Ho allargato i toni della tavolozza nel caso delle city e questo mi ha permesso di mettere più “umori”. Volevo aggiungere questo particolare importante: molti quando vedono i miei quadri senza vedere che sono io l’artista, pensano subito che l’abbia fatto uno straniero. C’è un modo innato che è diverso, arriva. Si sente nei miei quadri l’Africa anche in una città super occidentale o una città come New York riesce ad esprimere sempre questo calore, questo tepore che è collegato alle mie origini, alla mia persona.
Hai vinto il premio dei giovani artisti nella Galleria Ghiggini di Varese dove ora, come da regolamento, farai la tua mostra personale. Come è stata quest’esperienza di vincitore?
E’ stata un’esperienza positiva, bella e inaspettata perché fino all’ultimo non sapevo di essere stato premiato. E’ stata una grande soddisfazione vincere un premio che nel Nord Italia sta diventando sempre più importante. E’ insolito perché io a Varese ho iniziato dieci anni fa a fare delle mostre in giro, ho iniziato lì a dipingere, per gioco e mi sono ritrovato dopo dieci anni nella stessa Galleria che andavo a visitare e mi chiedevo “chissà come sono questi pittori”, insomma poteva essere una delle mie mete ideali e…infatti.
Ma il tuo esordio ufficiale in una galleria è stato quello con le texture alla Stragapede Perini di Milano, vero ?
No, io ho esordito in un’altra galleria nel 2002 e cioè “Le belle arti” di Garbagnate, provincia di Milano, che mi ha fatto un’ottima promozione su Arte Mondadori. Quello era un periodo in cui le riviste d’arte on line, Exibart ed altre, ancora non erano così importanti, di conseguenza la cosa è rimasta in sordina. È stata una scelta della gallerista di Milano quella di presentarmi come un artista quasi sconosciuto, ma io avevo fatto la mia prima esperienza nel 2002 anche se poi mi sono tirato un po’ indietro in quanto ero giovane e il rapporto con le gallerie comporta una serietà da entrambe le parti, un certo impegno e io in quel periodo non avevo intenzione di dare alla pittura un impegno come invece lo sto dando oggi. Mi interessavano altre cose, di conseguenza mi sono tirato indietro, anche stupidamente, magari era la galleria che poteva promuovermi in un modo serio ce l’avevo, ma non ero pronto a fare questo passo. Nel 2006 sono tornato a dipingere e il caso vuole che Aurelio, il Gallerista della Stragapede mi ha contattato e allora ho ripreso i rapporti con le gallerie.
Quindi sei stato un bel po’ di tempo fermo o hai comunque continuato a produrre?
Fermo no, assolutamente. Organizzavo mostre per conto mio nelle associazioni culturali, qualcosa che mi potevo gestire io, senza impegnare terzi e in quel periodo non me la sentivo di prendere impegni così importanti, mi servivano entrate veloci e quindi avevo bisogno di essere indipendente e questo mi piace molto. Ma ora ho fatto una scelta, quella di abbandonare alcuni interessi per migliorarmi in questa mia passione. Il mio lavoro io la definisco ancora la mia passione. Quando sarò arrivato ad un livello che mi appaga totalmente allora dirò “il mio lavoro”. Ma essendo ancora in evoluzione dico “la mia passione”.
E l’ispirazione per questa “passione” come nasce?
Sinceramente non sono ancora riuscito a capire come funziona l’ispirazione. Forse è come il caso, quando arriva… arriva, non si può programmare. Forse si può stimolare ma non è detto che così arrivi. A volte sto ore a dipingere ed escono cose che non si possono guardare, mentre magari sto un’ora soltanto quando sono ispirato e va tutto a gonfie vele. Nella musica ancora di più, senza ispirazione non mi metto neanche lì a comporre perché non uscirebbe niente. La senti proprio quando arriva e devi metterla giù subito, è come un segnale. Infatti possono passare mesi che non tocco uno strumento, dopo quando arriva la scintilla nel giro di un giorno il pezzo è fatto, però ci possono essere delle lunghe attese.
E questa passione la metti anche in cucina?
Certo! La cucina è un laboratorio artistico fantastico... e la cosa bella è che le cose che crei le puoi sentire fisicamente... insomma l'incontro con la tua opera culinaria è carnale... affascinante! Mi è già venuta l'acquolina!
I toni scuri fanno parte soprattutto della produzione metropolitana del 2007. Ora vanno verso il blu e il bianco. Parlaci dei colori.
E’ una cosa che viene da sé, senza neanche accorgermene, aggiungo colori nella tavolozza, sembra che non sia io a decidere. Non faccio uno studio sui colori, credo molto a quei segnali a quelle ispirazioni e soprattutto credo nel fatto di non intervenire con la ragione all’interno delle cose che faccio e quindi se è il momento di buttare il rosso si butta il rosso. Quando arriva… arriva ogni cosa!
Cosa puoi dire guardando il tuo percorso artistico fino ad oggi?
Dico che prima o poi mi impegnerò di più. Sono contento comunque del mio percorso, perché senza troppi giri comunque le cose sono andate nel verso in cui speravo. Perché ho sempre sperato di essere più indipendente, di vivere con la pittura ed è una grossa soddisfazione poter vivere di una passione. E anche quella di lavorare con gallerie ed enti importanti e quindi alla fine sono contento del mio percorso, ma potrei fare di più.
Quante mostre personali hai fatto in tutto?
Dal 2002 ne ho fatte sette.
Cosa vuoi dare con i tuoi quadri?
In tutti i quadri voglio parlare della persona, raccontare il lato emotivo e far scattare l’emozione, qualcosa per cui vale la pena scegliere un quadro, sia che lo comprino o lo guardino, che si riesca a creare un legame tra chi lo guarda e l’opera, ed è questa comunicazione che posso migliorare. Posso fare di più anche nel senso di realizzare, lavorare, però a volte mi sento vincolato. A volte mi sembra di stare sempre un po’ più indietro, nel senso che la mia è una passione e la vivo in un modo sempre molto “easy”, cioè faccio quello che mi piace, cerco di raccontare quello che mi esce in quella giornata, quando mi arriva quella situazione, più che andare sempre alla ricerca di chissà che. Molti altri pittori sono sempre all’avanguardia, invece la mia è una ricerca molto più introspettiva che rivolta al mondo esterno.
Come hai detto prima? “mi sembra sempre di stare un po’ più indietro”, ecco… ti sembra ma…infondo la tua è una ricerca più autentica, no? Tu cerchi nel tuo mondo, nel mondo di Christopher, e non è poco. Quella è la vera ricerca, la ricerca interiore. Tutto quel lavoro che fai nell’opera si sente.
Merci, merci!
Era una parentesi! Ma torniamo all’intervista!
I tuoi volti parlano di sensazioni. La donna che rappresenti è sensuale, ma mai volgare, fresca, dolce, raccolta. C’è una femminilità che va al di là della corporalità.
Si, quasi tutti i particolari dei volti sono di donne in quanto la femminilità, la dolcezza di una figura femminile a parer mio è ineguagliabile. Ciò che mi colpisce di una donna è la dolcezza e la sensualità. La sensualità c’è ma è pacata, ammorbidita da questo senso di dolcezza che mi piace molto in una donna.
Con che cosa hai iniziato a dipingere?
Ho iniziato a dipingere con l’acrilico per un po’ di anni per poi integrare l’olio per dare al quadro quel qualcosa in più. L’acrilico mi serve per dare una forza, l’olio per dare la morbidezza.
I tuoi lavori iniziano sempre da una tela bianca o dai uno sfondo per far uscire il colore e le forme?
Prima usavo uno sfondo diverso in modo tale da giocare con il soggetto. Invece adesso la lascio com’è perché mi piace che si veda il bianco della tela sotto, in quanto i miei soggetti sono sempre un po’ spezzettati, non delineati, non perfetti e mi piace che si vedano abbozzati sulla tela bianca, perché quel bianco lì molte volte lo uso per dare la luce per le stesse opere.
Che opere hai scelto per questa mostra e come la stai intitolando?
Ho scelto le città e i volti e una piccola sezione dedicata alla città di Varese in cui presento come sfondo la città di Varese, appunto. Questa per me è una mostra di presentazione e ancora non sono riuscito a trovare un titolo, è un presentarmi alla città di Varese, ma come Christopher e le sue opere e nient’altro.
Bhè, allora la puoi intitolare “Mi presento” no?
Veramente ci avevo pensato anch’io sai? Ok, va bene “Mi presento”!
*******************
Milano stazione centrale (90 x 36) si distingue per un blu-arancio che vivifica l’atmosfera metropolitana. Personaggi, indefiniti ma riconoscibilissimi, l’artista riesce a dare espressione e movimento in poche macchie di colore.
mercoledì 29 ottobre 2008
LA MIA VITA

La mia vita è un musical
Perché canto mentre rido
Perché canto quando piango
La mia vita è un musical
Perché ballo a un funerale , a un compleanno
Quando vinco quando perdo
Vuoi ballare con me
Vuoi ballare con me
Spogliati dei tuoi perché
Senza musica
Nel mezzo di una strada, in un parcheggio,
Sotto questo cielo
La mia vita è un musical
Dove mi innamoro per errore
Dove sogno in continuazione
La mia vita è musica
Perché ho imparato a non seguire un copione
Ma a vivere di improvvisazione
Vuoi ballare con me
Vuoi ballare con me
Spogliati dei tuoi perché
Senza musica
Nel mezzo di una strada, in un parcheggio,
Sotto questo cielo
(Luigi Christopher Veggetti Kanku)
venerdì 24 ottobre 2008
venerdì 19 settembre 2008
Giovanni Allevi
Allevi è anche filosofo, laureato con lode in Filosofia con la tesi "Il vuoto nella Fisica Contemporanea", e scrittore ( "La musica in testa" Ed. Rizzoli).








Grazie a te e alla tua "strega capricciosa" per le emozioni che regalate. Grazie per il bacio volatomi dal palco, per le lezioni di ascolto delle note e di se stessi e per quelle di perseveranza, umiltà e pazienza. Per la semplicità, per l'evolution del tuo lavoro e per quel sussurare piano le parole.
sabato 19 luglio 2008
Fughe, viaggi e avventure nel reale
La Festa di Cinema del reale, giunta alla quinta edizione, si svolgerà anche quest'anno nell'ambito di Salento Negroamaro, festival delle culture migranti realizzato dalla Provincia di Lecce, che con il titolo Territorios ha come protagonista l'America Latina.La Festa di Cinema del reale è un evento dedicato agli autori e alle opere, cinematografiche e video, che offrono descrizioni e interpretazioni personali e singolari delle realtà del mondo, passate e presenti.
Generi documentari differenti, confluiscono in questa "festa" in cui si proiettano film sperimentali, film-saggio, diari personali, film di famiglia, grandi reportage, inchieste storiche, documentari "di creazione"...
L'evento, ideato e organizzato da Big Sur, laboratorio di immagini e visioni, si avvarrà della direzione artistica del filmaker Paolo Pisanelli. Le proiezioni, come in una sala cinematografica all'aperto, avranno luogo all'interno del cinquecentesco Castello Risolo nella bellissima Specchia, cittadina di impianto medioevale situata in uno dei punti più alti del Salento ed annoverata tra i borghi più belli d'Italia. In occasione dell'evento Specchia ospiterà gli autori dei film in programma, registi, produttori, studenti di scuole di cinema e appassionati, trasformandosi in una vera e propria Cittadella del Cinema del reale.
Quest'anno, nei giorni precedenti la festa, si svolgerà il seminario-laboratorio Sguardi nomadi, filmare il territorio finalizzato alla esplorazione filmica del comune di Specchia.Questa quinta edizione realizzata con Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Specchia, Istituto di Culture mediterranee, con il patrocinio di Apulia film commission e del Consiglio Internazionale del Cinema, della Tv e della Comunicazione dell'Unesco, ha come tema Fughe, viaggi e avventure nel reale e prevede un omaggio al cineasta argentino Fernando Birri "grande padre del Nuovo Cinema latino-americano", come lo ha definito lo scrittore Gabriel García Márquez.
Verranno presentati i primi due straordinari film di Birri, Tire dié e Los Inundados, e un ritratto di Che Guevara raccontato dal padre Mi hijo el Che. Musica dal vivo e aperitivi salentini apriranno le serate che saranno dedicate a film documentari italiani che hanno recentemente riscosso grande successo di pubblico e critica: saranno proiettati Biùtiful cauntri di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero, Il lato grottesco della vita di Federica Di Giacomo, Il passaggio della linea di Pietro Marcello, Il teatro e il professore di Paolo Pisanelli, Vjesh/Canto di Rossella Schillaci e Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi.
Da quest'anno l'Archivio Cinema del Reale avvia una collaborazione con Cineteca Lucana che prevede la digitalizzazione di alcuni documentari brevi, materiali provenienti dall'archivio della Cineteca Lucana stessa, che conta diverse migliaia di titoli di documentari e film di finzione in pellicola. Tra i filmati proposti dalla Cineteca Lucana ci sarà un omaggio al regista Adriano Barbano, uno dei primi autori pugliesi di cinema, molto attivo negli anni Sessanta e Settanta, e fondatore della prima emittente televisiva privata salentina.
Prosegue il sodalizio con l'Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico di Roma e con HomeMovies, archivio nazionale dei film di famiglia di Bologna.Nel corso della manifestazione avranno luogo seminari e incontri con gli autori invitati ai quali verrà conferito il Premio Cinema del reale. La sezione Dentro e fuori la Festa ospiterà, all'interno del Castello Risolo e per le vie di Specchia, mostre e video-installazioni curate da BigSurArtShowcase e accompagnate da aperitivi/incontri musicali a cura di Triace.
Anche questa edizione della Festa di Cinema del Reale, come la precedente, aderisce al Docuday 2008, Giornata per la promozione del cinema documentario nelle piazze italiane promossa dall'Associazione Documè, Circuito Indipendente del Documentario etico e sociale.Nell'ambito della Festa di Cinema del Reale si terrà a Specchia il primo Apulia Mediterranean Coproduction Forum organizzato dalla fondazione Apulia film commission, dall'Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce e dalla Copeam (Conferenza permanente dell'audiovisivo del Mediterraneo) con la collaborazione di Big Sur.Tale evento ha l'obiettivo di creare uno spazio permanente dedicato allo scambio di progetti e idee, favorendo sinergie tra produttori e radiodiffusori della regione Euro-Med al fine di sviluppare coproduzioni a vocazione mediterranea.
sabato 28 giugno 2008
venerdì 27 giugno 2008

Mi sorprende, affascina con colonne di chiese scoperte che diventa vetrina tra i locali del centro, quello vecchio, quello riscoperto e rifatto di popolo, come un tempo. Mi sembra rinnovata nell’anima, di nuova pietra e volti amici.
Che son io forse l’anima rinnovata? Che son io forse a veder volti amici?
E poi si vede l’impegno di tutti a rinnovar la veste, inventare, tentare nelle imprese. Mi salta all’occhio “degustazioni”…ma è una salumeria con i tavoli fuori! Ragazzi che spirito!
Ci andrò, andrò a sentire il gusto nuovo e prepararmi per l’inverno freddo e piovoso. Ci andrò per condivisione del cibo nostro radicato nel tempo che fa tradizione, condivisione fa tradizione, condivisione amore e passione fa tradizione.
Oggi l’ho amata la mia città, che si fa grande, si fa grande anche il rumore. Si fa grande la folla e le biciclette e le strade e anch’io.
venerdì 30 maggio 2008

FACES
I mille volti del gioco grafico
Lecce 25 maggio/22 giugno
Biblioteca Munari Manifatture Knos
I segni creano i volti e i volti raccontano le storie.
Forme elementari disposte
in infiniti rapporti spaziali e cromatici
all’interno di un campo visivo,
fanno emergere
dalla superficie del foglio bianco
volti, espressioni, emozioni,
identità, personaggi che portano
in sé una storia.
Giocare è una cosa seria!
(Bruno Munari)
Spigoli, angoli e rotondità. Rintocchi di giochi antichi, elementi così semplici da mettere alla prova la creatività. Il foglio bianco diventa contenitore di un contenuto: i segni esprimono le differenze nei visi, raccontano storie di personaggi dagli occhi grandi e labbra come cuori, ci dicono della fierezza o dell’orgoglio dal tratto del naso, misurano la bontà dal taglio della bocca, dalla vivacità dagli occhi.
I visi hanno una voce che esprime l’interiorità, mettono in relazione esteriore ed interiore di noi, corpo e anima. Quella voce rivela ciò che la parola non esprime, è poetica, emozione che suscita suono silenzioso, poesia.
I segni creano i volti e i volti raccontano le storie. Questa curiosa filosofia chiamata fisiognomica, o scienza della natura, va ad esplorare una particolare regione, il territorio del volto.
La regina ha la corona, il giovanotto ricci capelli, neri o biondi due fratelli. I triangoli diventan ciglia, due biglie le pupille…
Sfavillante, sorpreso e stellato. Il giallo arancio l’ha riscaldato, tenero rosa, magico rosso, il verde cambia a secondo del grado.
Così come l’azione dà vita ed espressione al segno, così il colore lo vivifica definendo attraverso la tinta l’umore del personaggio. Anche la luminosità del colore, la forza cromatica varierà a secondo gli accostamenti scelti.
A questo punto diventiamo i registi del nostro racconto fatto di triangoli, rettangoli, cerchi, curve e poligoni. e saranno proprio questi attori e la loro disposizione a ‘disegnare’ l’identità del personaggio.
Bruno Munari, uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del ventesimo secolo, definirebbe questo gioco serissimo “Maestria della leggerezza”. Leggerezza, un tocco di curiosità infantile ed ironia applicate alla quotidianità allenano l’occhio a guardare le cose in maniera differente, a trasformare l’ordinario in una realtà straordinaria da noi ri-creata.
“Faces” è il risultato del laboratorio “I mille volti del gioco grafico” curato da Big Sur all’interno dell’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Antonietta de Pace di Lecce, a conclusione del progetto ministeriale di Alternanza Scuola Lavoro, ed ha coinvolto undici studenti del terzo anno del Settore Grafico Pubblicitario.
Questo mostra raccoglie i divertenti “volti” realizzati attraverso l’utilizzo di software per la grafica, accompagnati da frammenti di storie tratte da canzoni, fiabe e altri racconti che i ragazzi hanno voluto associare alle particolari personalità emerse dal gioco grafico.
Hanno lavorato per “Faces” gli studenti Giampiero D’Amanzo, Maria De Leo, Mattia Franco, Aneta Krzysztofik, Marika Impalea, Davide Ivagnes, Andrea Millimaci, Aleksandra Okaz, Mario Rampino, Fabrizio Signore, Alessandra Tana.
Monica Maggiore
www.bigfaces.it
"faces" che preferisco

Non mi sono mai aperto in questo modo La vita è nostra, la viviamo a modo nostro non è solo per dire tutte queste parole E non importa nient'altro Fidati, io cerco e trovo in te Ogni giorno per noi è qualcosa di nuovo Mente aperta per un modo diverso di vedere le cose E non importa nient'altro da "Nothing else matters", Metallica

giovedì 29 maggio 2008
Monica Maggiore
"...dalla treccia alle porte dell'amore". Mostra personale di Rita Guido. Dal 18 maggio al 6 giugno 2008, Galleria Il Grifone, Lecce
mercoledì 23 aprile 2008
venerdì 14 marzo 2008
mercoledì 12 marzo 2008
venerdì 7 marzo 2008
mercoledì 5 marzo 2008
venerdì 29 febbraio 2008
angoli di leggerezza intorno (Paesino sul monte, olio. Augusta Rizzello)
Angoli di leggerezza intorno . Spazi costruiti sulla bellezza, l’amore, la leggerezza. Una piuma che è respiro, una gioia che è certezza, un’altezza che è essenziale. Perché la mente spesso mente, e il sentire preme e tutto dentro muove.